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alberto briccolani ha scritto:
Domando e non voglio davvero essere provocatorio, se qualcuno ha mai preso in considerazione, oltre alla scala, il principio di prospettiva (non parlo di sfondi) probabilmente è del tutto superfluo nella nostra scala, ma sono per natura curioso.
Cordialità


La prospettiva è un po' problematica, perché come concetto è la deformazione di una rappresentazione, anche tridimensionale, ma con UN SOLO punto di vista, e un preciso vettore che determina la direzione in cui il punto di vista è puntato.
Per cui su un plastico, dirò una banalità, ma non è possibile attuarla in senso canonico, il plastico di punti di vista ne deve aver molti, diciamo distribuiti almeno continui lungo il fronte principale senza soluzione di continuità.
Però potrebbe essere concepita, se ci limitiamo all'escursus delle visioni frontali, con una riduzione delle dimensioni pensata a strati, come per le quinte di un teatro che usino una scala minore allontanandosi. Tipico era il teatro di ripresa inventato da Disney, formato da una serie di trasparenti, a una certa distanza tra loro, col disegno che rimpiccioliva man mano. L'effetto era tridimensionale, non so se avete presente la sua migliore applicazione , la città di Pinocchio vista dai tetti.
Disgressioni a parte io sto affrontando una soluzione simile, però dettata dalla necessità di far coesistere le mie scale (non ho spazio per due plastici) in scala N e in scala Z. Al momento ho già postato parecchio, ma non si vede l'effetto, sono solo alla posa dei binari a doppia linea, sia in N che in Z.
Mi aiuta il fatto che il mio impianto è sviluppato in senso trasversale. E' un mensolone di profondità contenuta, ritorni nascosti, linea N davanti, a mare, linea Z dietro a monte. Ma ancora mi servirà tempo per arrivare agli edifici.

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Saluti da Ferbach! di Jacques le Plat viene da molti, qui sul forum, ritenuto la "Bibbia" del modellismo.
Per non infrangere diritti d'autore non posso riportare direttamente l'immagine a pag.10, ma il concetto espresso è questo
Allegato:
Angolo visione.jpg
Angolo visione.jpg [ 47.16 KiB | Osservato 472 volte ]

Un plastico sembra più grande quanto maggiore è l'angolo verticale percepito dall'occhio.
Quest'angolo aumenta se sullo sfondo ci sono rilievi,e dunque, secondo le Plat, questa è la diposizione più valorizzante.
Aggiungo io: un fondale cerca anch'esso di ampliare l'angolo verticale, pur se l'osservatore lo percepisce come "aggiunto" al paesaggio, non essendo tridimensionale.
Un modulo profondo 400 mm (norma ASN) produrrà un angolo di visione abbastanza stretto rispetto ad un plastico profondo 1 metro.
Naturalmente l'angolo di visione è dato dalla posizione dell'occhio dell'osservatore e aumenta se l'osservatore si avvicina.
Allegato:
Angolo visione vicino.jpg
Angolo visione vicino.jpg [ 27.35 KiB | Osservato 472 volte ]

Il concetto di angolo di visione è generale http://www.dbf-elettronica.it/guida-distanzavisione.php
il campo visivo è 130-135º in verticale e 200-220º in orizzontale. Guarda caso 220:130~16:9, il rapporto degli schermi TV.
Quindi, per "riempire" gli occhi il plastico dovrebbe avere quest'angolo di visione, non raggiungibile con un plastico poco profondo.
Ci si potrebbe avvicinare e aumentare l'angolo verticale, ma uscirebbero dalla visione i lati.
A ragione, le Plat, cita l'angolo di visione verticale, perchè è il più difficile da ampliare.

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Prendendo spunto dalla risposta di Giovanni ho fotografato in 16:9 il mio plastico dal bordo anteriore e da altezza occhio
Allegato:
Davanti.jpg
Davanti.jpg [ 3.94 MiB | Osservato 468 volte ]

dal bordo di fianco
Allegato:
Lato.jpg
Lato.jpg [ 4.47 MiB | Osservato 468 volte ]

e dal fronte a distanza di un paio di metri
Allegato:
Lontano.jpg
Lontano.jpg [ 3.26 MiB | Osservato 468 volte ]

E' evidente che, avvicinandomi, amplio gli angoli di visione, ma dal fronte inizio a "perdere" i lati e anche un po' "sotto", mentre dal fianco vedo tutto (anche se è lungo più del doppio, ci sta per effetto prospettico).
Però mi sembra anche evidente che dal fronte mi sento maggiormente immerso nella scena, dato che devo girare gli occhi, o la testa, per vedere tutto, come nel mondo reale.
Anche su un plastico poco profondo ottengo lo stesso effetto lateralmente, ma mancherà sempre l'angolo verticale.

Questo non risponde alla domanda di Alberto riguardo alla prospettiva.
Ma la prospettiva è una Parte della geometria descrittiva che si propone di elaborare le regole grafiche per costruire di un qualunque oggetto reale un’immagine bidimensionale analoga a quella data dalla visione diretta [Treccani].
Quindi si applica quando voglio dare tridimensionalità ad un'immagine piana.
Ma il plastico non è un'immagine piana, e non possiamo ingannare tridimensionalmente l'occhio, perchè a seconda del punto di visione e della distanza cambierà la percezione.
Forse potremmo se osservassimo sempre il plastico dallo stesso punto e distanza.
Se da una certa distanza potrei ingannare l'occhio usando N in primo piano e Z sullo sfondo, avvicinandomi noterò molto la differenza, allontanandomi mi sembrerà tutto più uguale.
Cosa che non accade in foto, dato che il punto di visione è determinato.
Infatti plastici che in foto mi sembrano bellissimi, visti dal vero :roll:

Un fondale si integra bene se osservato dal davanti e in foto, perchè la foto rende tutto piano e allora valgono le regole prospettiche, ma dal vero lo si percepisce come aggiunto e piatto, e se visto di sbieco :( perchè cambia il punto di fuga.

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Io avrei citato l'Alberti e non una qualche rivista che dell'Alberti usa pedissequamente gli enunciati. Scelte.
Ottimo Vittorio, le colonne del Porticato di San Pietro sono allineate solo guardando da un punto preciso, segnato, fra l'altro, da un disco di marmo sul selciato della piazza. Determinati effetti ottici si ottengono solo guardando da determinati punti, se non ci si attiene a questa regola si può arrivare a chi, su un plastico di 200mq critica la forma di una mucca. (Post sul megaplastico di Firenze). Ricordate la Volta della Sistina? Platone punta il dito verso il cielo, Aristotele verso la terra. O, più chiaramente, Platone che si affaccia dalle nuvole nell'omonima commedia. Cerchiamo di restare con i piedi per terra. - Francesco

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La riduzione in scala di un oggetto deve anche tenere conto dell'uso che verrà fatto di quell'oggetto. Un modello in scala per uso tecnico, per esempio un prototipo di un qualche veicolo, che sarà statico e verrà usato solo per far vedere certe soluzioni tecniche e costruttive, avrà certamente caratteristiche diverse da un modello delle stesso veicolo che però dovrà essere usato "operativamente". Il primo avrà ridotti in scala praticamente perfetta tutti i particolari (e di solito sarà in scale grandi), il secondo avrà gli stessi particolari un po' più grossolani se la scala sarà ragionevolmente grande, o anche assenti in caso di scale piccole. In modelli che devono essere maneggiati molto viene lasciato al colpo d'occhio, quindi i particolari vengono armonizzati (o almeno si cerca di farlo) in modo che l'aspetto generale del modello finale sia quanto più appagante possibile compatibilmente con la robustezza necessaria. Un modello semplicemente da esposizione, sia esso una locomotiva, un aereo, auto, carro armato e anche figurino, sarà più dettagliato (e con dettagli più in scala) rispetto al modello corrispondente dinamico (o comunque fatto per essere molto maneggiato), e immensamente più dettagliato rispetto a un modello "giocattolo" da bambini... poi ovviamente ci sono pure i limiti tecnici di una riproduzione, limiti che possono impedire (e spesso lo fanno) la riproduzione in scala perfetta di qualche particolare.
Insomma delle somme, un modello non da esposizione ma da "uso" deve soddisfare l'occhio più che il calibro... beh ovviamente "anche" il calibro nei limiti del possibile :D :D ;)

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Giacomo Spinelli ha scritto:
La riduzione in scala di un oggetto deve anche tenere conto dell'uso che verrà fatto di quell'oggetto. Un modello in scala per uso tecnico, per esempio un prototipo di un qualche veicolo, che sarà statico e verrà usato solo per far vedere certe soluzioni tecniche e costruttive, avrà certamente caratteristiche diverse da un modello delle stesso veicolo che però dovrà essere usato "operativamente". Il primo avrà ridotti in scala praticamente perfetta tutti i particolari (e di solito sarà in scale grandi), il secondo avrà gli stessi particolari un po' più grossolani se la scala sarà ragionevolmente grande, o anche assenti in caso di scale piccole. In modelli che devono essere maneggiati molto viene lasciato al colpo d'occhio, quindi i particolari vengono armonizzati (o almeno si cerca di farlo) in modo che l'aspetto generale del modello finale sia quanto più appagante possibile compatibilmente con la robustezza necessaria. Un modello semplicemente da esposizione, sia esso una locomotiva, un aereo, auto, carro armato e anche figurino, sarà più dettagliato (e con dettagli più in scala) rispetto al modello corrispondente dinamico (o comunque fatto per essere molto maneggiato), e immensamente più dettagliato rispetto a un modello "giocattolo" da bambini... poi ovviamente ci sono pure i limiti tecnici di una riproduzione, limiti che possono impedire (e spesso lo fanno) la riproduzione in scala perfetta di qualche particolare.
Insomma delle somme, un modello non da esposizione ma da "uso" deve soddisfare l'occhio più che il calibro... beh ovviamente "anche" il calibro nei limiti del possibile :D :D ;)


Giacomo 110, lode e pubblicazione della Tesi. - Francescoi

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Avendo letto qualche incertezza riguardo alla riduzione in scala di masse, aggiungo una piccola considerazione.
Non vorrei complicare le idee, ma solo mettere in guardia da facili, ed errate, deduzioni.
Se una loco in scala fosse fatta esattamente come una vera, con gli stessi materiali, e percorresse una curva in scala, la velocità di ribaltamento in curva non sarebbe la stessa del vero, in scala.
La loco si ribalterà ad una velocità superiore, in rapporto pari alla radice quadrata del rapporto di scala.
Questo solo per dire di non ritenere che il comportamento dinamico rispetti il rapporto di scala ;)

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Giacomo Spinelli ha scritto:
La riduzione in scala di un oggetto deve anche tenere conto dell'uso che verrà fatto di quell'oggetto. Un modello in scala per uso tecnico, per esempio un prototipo di un qualche veicolo, che sarà statico e verrà usato solo per far vedere certe soluzioni tecniche e costruttive, avrà certamente caratteristiche diverse da un modello delle stesso veicolo che però dovrà essere usato "operativamente". Il primo avrà ridotti in scala praticamente perfetta tutti i particolari (e di solito sarà in scale grandi), il secondo avrà gli stessi particolari un po' più grossolani se la scala sarà ragionevolmente grande, o anche assenti in caso di scale piccole.
un modello non da esposizione ma da "uso" deve soddisfare l'occhio più che il calibro... beh ovviamente "anche" il calibro nei limiti del possibile :D :D ;)

Ciao Giacomo non potevi fare cosa più gradevole per tirarmi in ballo che parlare di veicoli :lol: :lol: :lol:
Ho capito solo in parte il tuo ragionamento, mi permetto solo di fare determinate considerazioni , " il primo modello nasce in plastilina in scala 1:10 riproducendo nei volumi l'idea di stile, (questo modello non verrà verniciato ma solo giudicato dal punto di vista stilistico) successivamente apportate le modifiche essenziali si passa il piano di forma iniziale alla progettazione sia meccanica che stilistica, al termine di questa fase verrà realizzato un secondo modello in legno o Epowood ma in scala 1: 5 (questa scala permette di verificare eventuali errori di forma e/o continuità delle linee , in carrozzeria non esistono linee rette, ciò che sembra retto in una vista non lo sarà per forza di cose nell'altra ) , questo modello sarà verniciato e presentato coinvolgendo tutti gli enti preposti ed in particolar modo il commerciale che è il primo ente che dà l'imput iniziale a seguito delle varie ricerche di mercato, al termine di questa fase viene realizzato un modello in legno o Epowood perfettamente riproducente il veicolo in scala 1;1 che si vorrà realizzare in quanto le due progettazioni avranno tenuto conto di tutte le problematiche, questo succedeva fino agli anni 70, oggi si parla un'altra lingua ed è tutta un'altra storia però vi posso assicurare che per quanto concerne i modelli di autoveicoli la prassi è la medesima , magari saranno realizzati con stampanti 3D (ne ho vista una che stampava un motoscafo di 7 metri, quindi ;) ;) ;)) ed ho seguito la realizzazione della plancia portastrumenti dell Fiat Multipla realizzata con stampa 3D in blocchi da 200mm e poi assemblati nel lontano 1985.

Scusate se leggermente OT ma il Topic l'ho aperto io e non ho resistito :lol: :lol: :lol:

Giancarlo

p.s.allegato il piano di forma in scala 1:10 dell'Alfa Romeo 1750


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004.JPG [ 3.26 MiB | Osservato 416 volte ]
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Capisco dalla tua relazione che ti occupavi delle carrozzerie, ma in un' auto esiste anche la parte meccanica che spesso condiziona l'estetica. Da questo nascono dei compromessi che, sia nel campo del reale che in quello in scala, dettano delle soluzioni che, forse, finiscono col ferire l'immaginr così cara al progettista. In soldoni, il compromesso è, al post tutto l'unica soluzione logica, - Francesco

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MessaggioInviato: 16/12/2021, 20:22 
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Francesco Arone di Valentino ha scritto:
Capisco dalla tua relazione che ti occupavi delle carrozzerie, ma in un' auto esiste anche la parte meccanica che spesso condiziona l'estetica. Da questo nascono dei compromessi che, sia nel campo del reale che in quello in scala, dettano delle soluzioni che, forse, finiscono col ferire l'immaginr così cara al progettista. In soldoni, il compromesso è, al post tutto l'unica soluzione logica, - Francesco

Francesco, molto probabilmente non hai letto con attenzione il mio "compitino" , ho scritto che le progettazioni sono 2 una stilistica ed una meccanica, il modello non partiva se il volante o il motore non entravano nella maquette di stile :lol: :lol: :lol:

Giancarlo


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MessaggioInviato: 16/12/2021, 21:36 
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Giancarlo, io ho fatto degli esempi generici, ogni campo ha le sue caratteristiche progettuali, ovviamente un'auto non seguirà le fasi di progetto di un edificio (o almeno non saranno tutte uguali tra le due cose), in un veicolo c'è anche la parte meccanica, cosa che non esiste in una casa, per esempio. Era solo per dire che il rispetto della scala in un modello non può trascendere anche dal suo uso (del modello intendo) finale. Se poi si entra nell'aspetto stilistico le cose ovviamente variano ulteriormente, ma io intendevo proprio la semplice scala di riduzione di un modello riproducente un oggetto reale.
A sproposito... io ho la Multipla, proprio il primo modello... ;) ;) ;)

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MessaggioInviato: 16/12/2021, 22:23 
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Giacomo Spinelli ha scritto:
Giancarlo, io ho fatto degli esempi generici, ogni campo ha le sue caratteristiche progettuali, ovviamente un'auto non seguirà le fasi di progetto di un edificio (o almeno non saranno tutte uguali tra le due cose), in un veicolo c'è anche la parte meccanica, cosa che non esiste in una casa, per esempio. Era solo per dire che il rispetto della scala in un modello non può trascendere anche dal suo uso (del modello intendo) finale. Se poi si entra nell'aspetto stilistico le cose ovviamente variano ulteriormente, ma io intendevo proprio la semplice scala di riduzione di un modello riproducente un oggetto reale.
A sproposito... io ho la Multipla, proprio il primo modello... ;) ;) ;)

Ma dai Giacomo, mi sono semplicemente divertito prendendo spunto dal tuo accenno sui veicoli, avevo capito perfettamente :lol: :lol: :lol:

Giancarlo


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MessaggioInviato: 17/12/2021, 0:41 
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E infatti io mica me lo so' presa... :lol: :lol: :lol: :lol:

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MessaggioInviato: 17/12/2021, 1:04 
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tra il serio e faceto ho elaborato la mia teoria sulla "QUALITA'" delle scale :D
...e naturalmente mi ritrovo la tipica curva a campana, per cui ho voluto condividere con voi il mio modello teorico :idea:

in X, come vedete ho posto la sequenza delle scale in uso
in y, la scala nasce da un indice stabilito dal soddisfarsi di una condizione di "qualità". Condizione che vede decrescere l'obbligo del dettaglio, e quindi salire la possibilità di una resa ottimale dell'insieme.

In termini "vulgaris" diremo quindi che la bellezza dei modelli non è nient'altro che il rapporto tra il dovere di dettagliare e la caduta di necessità dell'operazione affrontando una diminuizione di scala :D
Passerò alla storia per questa teoria? :lol:


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Mah...tropi discorsi universitari che nn fanno per me, per lo meno per quel che riguarda il modellismo ferroviario, che per me è solo divertimento e passatempo.
Se mi costruisco qualcosa, riduco certamente in scala cercando di inserirla nel "mio paesaggio". I dettagli dei dettagli? Li lascio ai contachiodi delle scale più grandi...
Continuo sulla mia strada che, attenzione, nn è del pressapochismo ma è quella che se scelgo scala N,deve per forza di cose essere un compromesso tra usabilità e dettaglio, infatti la nostra scala nasce proprio per l'usabilità in poco spazio. Se volevo la precisione, rotabili da mettere in vetrina mi dedicavo all' H0 oppure una scala più grande.

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Luca
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Mia moglie dice sempre "meglio i trenini che il bar"...ed io la prendo alla lettera :lol:


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