Premetto che non voglio scavalcare nessuno, sono l'ultimo arrivato, il mio è solo un semplice riassunto.
Inizio a parlare di fotoincisione pubblicando tutto ciò che ho trovato sul web e che ritengo interessante.Alla fine farò un sunto pratico.
Invito caldamente, tutti coloro che sono interessati alla fotoincisione a leggere con attenzione (magari poco per volta) tutto ciò che pubblico.
Buona lettura
Per eseguire una fotoincisione vanno tenute presenti alcune regole fondamentali prima di procedere alla sua realizzazione. Le fotoincisioni sono di due tipi: a singola o doppia faccia. In pratica per ottenere un foro passante si dovrà ripetere il processo su entrambe le facce. Ne consegue che ogni volta si scende in profondità per circa la metà dello spessore della lastrina. Nel caso dei circuiti stampati, essendo lo spessore del metallo nell’ordine di pochi micron, sarà sufficiente la lavorazione su una sola faccia.
Un foro praticato a mezzo fotoincisione non potrà mai avere diametro inferiore allo spessore della lamina che stiamo incidendo. In pratica, se la lamina è spessa 0,2 mm, il diametro minimo praticabile per un foro sarà maggiore o uguale a 0,2 mm. La distanza tra due fori non potrà mai essere inferiore allo spessore della lamina; se si volessero foto-incidere due fori da 0,3 mm su una lastra spessa 0,2mm, non si potrebbe tenerli ad una distanza inferiore a 0,2mm. Diversamente, durante il processo di corrosione del metallo, i due fori si trasformeranno in un’asola.
Wikipedia
La teoria dice che lavorando su un foglio da 0.3 mm il foro passante minimo che si puo' ottenere è da 0,3 di diametro , come lo "stick" piu piccolo....
Ne consegue che l'incisione piu piccola possibile (teoricamente , ma non è cosi)su un lato sia da 0,15 mm di spessore.
Nel caso ci siano incisioni su entrambi i lati sotto questo valore il foro NON sara' passante ( sempre che la corrosione venga fatta a modo!)....questo cosa significa? che potremmo arrivare a fare una riga di indebolimento o piega anche su una parte che è stata incisa sull'altro lato.
Questo di norma viene fatta con una riga non piena ma TRATTEGGIATA , di valore inferione a 0,15 mm....
Per facilitare questa operazione , che presuppone una "taratura" tra il nostro disegno e il lavoro di corrosione, spesso viene fatta una INCISIONE DIFFERENZIATA.
In pratica : 2 lastre sensibilizzate vengono accoppiate con le facce uguali all'interno ( vengono propio scocciate tra loro ) e si esegue l'incisione invece che 50/50 in maniera differente ( 60/40 o 70 /30 ) ottendo una lavorazione che su un lato ,per esempio , simula la lavorazione che andrebbe fatta su un a lastra da 0,4 mm e quella che andrebbe fatta per una lastra da 0,1 mm ( sull'altro).
Questa lavorazione ci permette di ottenere , per esempio le parti di un tetto che , avendo delle parti in rilievo, come dei bulloni(quindi incisa tranne che nei bulloni), sull'esterno debbano tuttavia avere all'interno una riga di piega , che fatta in maniera classica diventerebbe un foro passante.
Inoltre il concetto della incisione minima non è cosi corretto: una pellicola professionale e una tranciatura fatta da professionisti mi permette di ottenere chiare e nitide incisioni da 0,07 mm su lastre da o,3 mm di spessore! ( come le venature del legno sulle assi)
Un'altro accorgimento sta' nel posizionamento dei nostri componenti all'interno della lastra.
Per capirne l'importanza bisogna capire come avviene la corrosione.
La lastra metallica sensibilizzata viene inserita in una macchina , su dei rulli, questa viene quindi bagnata da mille spruzzini con una soluzione acida portata alla giusta temperatura, in modo teoricamente uniforme.
Questa operazione dura circa un minuto per una lastra da 0,3 mm....
Quindi la lastra viene ripulita dall'acido tramite un lavaggio a spruzzo di acqua e aria che lo elimina dall superfice della lastra....E QUI' CASCA L'ASINO! Nel senso che l'acido verra' spazzato via verso i bordi esterni della lastra che quindi subira' una maggiore ( seppur lieve) incisione nelle parti piu' perimetrali.
Quindi dovremo posizionare i pezzi piu piccoli NELLA PARTE CENTRALE DELLA LASTRA, di modo che non subiscano questa ulteriore corrosione , che come rischio a quello di sciogliere i testimoni dei pezzi e di farli cadere nel bagno acido, perdendoli, oppure i nostri pezzi , se son vicini al limite tecnico, verranno corrosi completamente.
A questo punto vien da se che il testimone minimo realizzabile è anch'esso con larghezza pari allo spessore della lastra e , dovendo reggere il pezzo, questo va ingrandito o ne van fatti in quantita' tale da reggere fisicamente il pezzo , causa la sua perdita.
Questa è unoperazione che va fatta ad occhio ed è meglio abbondare nel numero di testimoni piuttosto che perdere dei componenti
Riguardo i materiali:
il trend "vecchia scuola" è per l'ottone, come caratteristiche ha la MORBIDEZZA, molto adatto per costruzioni che vanno flesse per formare curve o bombature ma non un granchè se andiamo a fare , per esempio, dei corrimani con sezione 0,3 mm , questi risulteranno un po morbidi e la cosa peggiorera' se scalderemo molto l'ottone, "cuocendolo".
A livello di "look" diciamo che ha un discreto fascino ma , ossidandosi, diventa una schifezza e molto difficile da saldare.
Un'altro materiale , che adoro , è l'ALPACCA , una lega color acciaio, leggermente piu pesante dell'ottone ma , soprattutto , molto piu' rigida e con una "memoria" migliore ( per memoria intendo la capacita' di tornare alla forma originale senza troppi problemi).
La sua qualita' migliore la si scopre poi saldandola: serve meno calore e si diffonde molto velocemente localmente.MOLTO PIU FACILE!
Inoltre a vedersi è stupenda, a mio parere molto piu bella dell'ottone.
Marco Camatarri
Per far sì che i disegni sotto e sopra siano perfettamente coincidenti si usano i "crocini". Questi crocini altro non sono che dei riferimenti a forma di croce, appunto, che devono essere posti ai bordi del disegno in un numero minimo di due, ma tre o quattro danno una maggiore sicurezza, che devono essere copiati su tutti i livelli di cui si compone il disegno in posizione esattamente sovrapposta.
Quando noi preleveremo un livello del nostro disegno per farne la pellicola corrispondente, ci porteremo con noi anche i crocini insieme al disegno e quindi poi avremo nuovamente la possibilità, grazie ad essi, di riallineare tra di loro le varie pellicole.
Se inviamo le nostre pellicole ad una azienda specializzata nel compito di produrre lastrine fotoincise, dobbiamo tener presente che l'acido aggredisce le parti che noi disegneremo in nero. Stando così le cose verrebbe da pensare che potremmo fare una lastra tutta nera con i nostri disegni in bianco; ma non é proprio così, perché il risultato migliore con questa tecnica si ottiene quando noi obblighiamo l'acido a "mangiare" il metallo il meno possibile, quindi sarà opportuno che tutti i nostri pezzettini noi li disegnamo su di una tavola bianca, attorniandoli con una fascetta nera, poco spessa, sufficiente a tranciare i nostri pezzi, ma non troppo larga da surriscaldare la lastra durante il processo di incisione. Se teniamo presente che l’acido riesce a tranciare la lastrina se trova varchi larghi poco più del suo stesso spessore, vediamo bene che, per lastrine dello spessore di 0,3/0,4 mm, è sufficiente lasciare un bordo nero di circa 0,5/0,6 mm per ottenere la tranciatura del pezzo; comunque nella mia esperienza ho visto che 1 mm va benissimo ed è anche facilissima da gestire al computer.
Credo anche che sia opportuno dire che tutte le parti che noi disegneremo in nero saranno riprodotte sulla pellicola esattamente in nero, mentre tutto ciò che noi vedremo in bianco, poi, sulla pellicola, diventerà trasparente e farà passare la luce nella operazione di impressione del disegno sulla lastra metallica, luce che modificherà la struttura del gel fotosensibile e lo renderà resistente al bagno di sviluppo prima e all'acido di corrosione, poi.
E' facile comprendere come, all'interno di un qualsiasi particolare, le parti disegnate in nero rappresenteranno dei semplici scavi se la corrispondente superficie sottostante é disegnata in bianco, mentre diverranno una tranciatura o un foro passante, se la corrispondente superficie sottostante sarà disegnata in nero anch'essa.
Terminate tutte queste raccomandazioni e spiegazioni generali, passiamo ora alla pratica vera e propria.
occorre dire che le macchine che generano la pellicola, in mancanza di interventi dell’operatore, producono la pellicola di default con la gelatina sotto. Questo va benissimo per la pellicola “sopra”, ma sarà esattamente il contrario di quel che ci occorre per la pellicola “sotto”. Quindi sarà bene che ci preoccupiamo di preparare I nostri disegni in modo tale che l’operatore, che normalmente fa le pellicole per usi completamente diversi e che mai in vita sua ha sentito parlare di fotoincisione, trovi già il disegno sotto “ribaltato” in modo tale che, pur facendo le pellicole in modo del tutto normale per la sua prassi quotidiana, noi possiamo trovarci, alla fine del lavoro, con le pellicole recanti la gelatina al posto giusto.
Le piegature
La grandezza della fotoincisione oltre che nel riprodurre i bassorilievi di cui abbiamo bisogno, basti pensare solo alle chiodature presenti sulle superfici delle nostre loco, si mette ancor più in evidenza in quanto ci permette di preparare, in modo semplice e perfetto, ogni tipo di piegatura di cui noi possiamo aver bisogno e renderne facilissima l’esecuzione senza bisogno di sofisticati attrezzi con un livello estetico di grandissima qualità.
Pensiamo di dover costruire un cubo.
disegneremo i due sviluppi del nostro cubo, uno per la lastra sotto ed uno per la lastra sopra, perfettamente collimanti, ma non perfettamente uguali, perché noi inseriremo, solo nel disegno della lastra sotto, delle linee nere, appena più larghe dello spessore della lastra. Con ciò noi otterremo in fase di incisione, oltre alla tranciatura del nostro pezzo, anche dei solchi esattamente lungo quelle linee in cui dovremo fare le pieghe. Questi solchi, esistenti solo su metà dello spessore della lastra, agevoleranno in modo sostanziale l'operazione di piegatura, con una definizione dello spigolo dalla parte esterna, veramente di grande pregio. Non sarà male, nei nostri lavori così precisi, tener conto che, rispetto al centro teorico della riga che avremo tracciato, dopo la piega, la parte piegata si troverà per un terzo circa del suo spessore all'esterno e per due terzi all'interno. Questo fatto é molto importante ed è da tener presente soprattutto quando vari pezzi dovranno andare uno dentro all'altro in modo preciso, o quando dobbiamo centrare esattamente degli incastri.
Ho detto che la linea che darà origine alla piega dovrà essere un po' più larga dello spessore del materiale. Il motivo di ciò é che con questo scavo, che abbiamo visto sarà profondo la metà dello spessore della lastrina, noi dovremo creare lo spazio in cui dovrà posizionarsi, dopo la piega, l'intero spessore della lastra.
Le dimensioni delle lastre
Pur non essendoci regole rigide, le dimensioni usuali delle lastrine da fotoincidere, vanno dal formato A5 (la meta' di un foglio A4) al formato A3 (che e' il doppio di un foglio A4)
A seconda del grado di dettaglio che noi vogliamo riprodurre, variera' anche la terza dimensione, cioe' lo spessore, infatti, una delle regole fondamentali da tener sempre presente, e' che con questa tecnica noi saremo in grado di ottenere dei particolari che non potranno essere piu' sottili dello spessore della lastrina
su cui avremo impresso il nostro disegno. Quindi, lastrina sottile per un ottimo dettaglio, lastrina spessa per un minor dettaglio. Per essere piu' chiari, diremo che da una lastrina da mm 0,4 di spessore non si potranno ottenere cose piu' sottili di 0,4 mm. Se dovessimo ottenere particolari di 0,2 mm, per esempio, dovremo usare una lastra di questo stesso spessore e cosi' via. Si evince chiaramente che quello che determina lo spessore massimo della lastra sara' il particolare, presente nel disegno, che abbisogna del maggior dettaglio. Proprio per questa ragione si usa suddividere i componenti che formano la nostra loco, raggruppandoli in lastre differenti a seconda del loro grado di dettaglio, in cui ognuna di esse abbia lo spessore massimo possibile, compatibilmente con la maggiore o minore delicatezza del disegno da riprodurre, per avere, nel contempo, il massimo grado di robustezza possibile.
Parlare del grande dettaglio, ci conduce anche a spendere qualche parola sull'importanza della perfetta centratura delle due pellicole che poi generano la lastra, perche', se dobbiamo ottenere particolari spessi solo qualche decimo di mm., risulta chiaro che non dovra' esserci assolutamente alcun disallineamento tra le due pellicole, pena la perdita dei particolari piu' minuti, in quanto, anche se il nostro errore fosse di un solo decimo di mm., un particolare calcolato al limite tecnico della riproducibilita', verrebbe inesorabilmente dissolto nell'acido, poiche' la parte sovrapposta dei due disegni (sotto e sopra) risulterebbe di dimensioni inferiori al minimo tollerabile da questa tecnica.
Per ridurre questo tipo di errore e' buona norma produrre crocini di modestissimo spessore; io uso abitualmente crocini di registo spessi 3 centesimi di mm., che normalmente mi danno la tranquillita' che ogni errore sara' sempre inferiore a questo ordine di grandezza.
Un consiglio spassionato e' quello di non arrivare mai al limite teorico delle possibilita' offerte da questa tecnica di riproduzione, bensi' di fermarsi un po' prima, garantendosi quel minimo margine di sicurezza che possa assorbire proprio quegli eventuali piccoli errori di allineamento.
Non e' indispensabile che i testimoni vengano disegnati su tutte e due le pellicole, e' sufficiente che lo siano solo su quella sotto, poiche' questa normalmente e' abbinata alla incisione piu' spessa ed anche perche' la loro robustezza e' tale che risultano piu' che sufficienti al loro scopo anche se di spessore ridotto, pero' cosi' facendo, si preserva completamente la faccia superiore che e' quella normalmente abbinata all’incisione piu' sottile, piu’ delicata, quella delle decorazioni e dei particolari.
Per quel che concerne la loro larghezza, pur variando secondo il peso e la forma che devono sostenere, e' bene che non siano di misura inferiore al doppio dello spessore della lastra, quindi per lastrine spesse 0,3 mm. dovranno essere almeno di 0,6 mm e per lastrine di 0,4 mm dovranno essere almeno di 0,8 mm. e cosi' via.
I testimoni, purtroppo, lasciano un segno, una traccia, sul bordo a cui sono attaccati; anche abradendo il bordo leggermente con il dischetto, e' ancora visibile l'impronta nel punto in cui si trovavano.
Per evitare cio' ci sono due strade: o si tengono i bordi in cui poniamo i testimoni almeno di un decimo abbondanti per poter poi abradere congruamente senza il timore di andare sotto misura, oppure bisogna posizionarli nei punti che poi, a montaggio eseguito, non saranno piu' visibili. Questa seconda strada e' quella che consiglio a tutti e che cerco di usare sempre anch'io, pero' un minimo di abbondanza, magari solo qualche centesimo, e' comunque bene tenerla su tutte le parti tranciate che poi saranno in vista, indipendentemente dalla presenza dei testimoni, questo perche' uno dei piccoli problemi della fotoincisione e’ quello che sara' sempre visibile il segno di divisione nel senso dello spessore tra la parte consumata dall'acido di un lato e dell'altro. Per eliminare questo segno longitudinale e' sufficiente una passatina di dischetto abrasivo, se la lastra e' stata messa bene a registro, diversamente bisognera' darci dentro un po' di piu', ma allora si correrera’ il rischio di andare sottomisura. Mettere bene a registro le lastre e' importante anche per questa ragione, oltre che, come abbiamo gia’ visto, per non perdere i particolari piu' sottili.
Offset
Presentando nella sua generalita' la fotoincisione, abbiamo visto che i professionisti usano il colore NERO per indicare all'acido le parti che deve corrodere. Ebbene, detta cosi' verrebbe da pensare che si potrebbe fare una lastra tutta nera su cui disegnare i nostri oggetti in colore BIANCO, ovviamente trattenuti dagli opportuni testimoni. Concettualmente il ragionamento non fa una grinza, ma nella pratica le cose non stanno proprio cosi'. Quale sara' mai l'arcana ragione che ci impedisce di comportarci come logica vorrebbe? La ragione e' da ricercare nel fatto che il processo chimico di corrosione, come sottoprodotto, sviluppa molto calore. Il calore e' un dichiarato nemico delle nostre lastrine, poiche' tende a curvarle nel senso del verso piu' lungo, soprattutto quelle di dimensioni maggiori. Ecco quindi che per ridurre questo riscaldamento al minimo, e' necessario ridurre egualmente al minimo le zone in cui lavora l'acido e questo si ottiene creando dei "pozzetti", in cui porre i nostri oggetti, appena un po' piu' ampi di essi. Il "quanto" questi pozzetti devono essere piu' ampi della figura da fotoincidere, dipende esclusivamente dallo spessore della lastra in oggetto, poiche', come abbiamo visto nella sezione dedicata alle dimensioni delle lastre, come l'acido puo' risparmiare oggetti larghi quanto lo spessore della lastra, cosi' esso riesce a perforare spazi egualmente larghi quanto e' spessa la lastra. Saputo questo, risulta intuitivo che tale spazio di lavoro dell'acido, ottenibile facilmente dalla funzione Offset di molti programmi di disegno vettoriale, dovra' essere un po' maggiore di 0,3 mm su lastrine di questo spessore, un po' maggiore di 0,4 mm su lastrine di quest'altro spessore e cosi via. E' bene ricordare che queste misure sono il limite tecnico, quindi nella prassi si usa calcolare una volta e mezza lo spessore della lastra, lasciando uno spazio un po' maggiore nei punti in cui si trovano i testimoni per ragioni di mera praticita', apprezzando questa attenzione allorche' ci si accinge a tagliarli per liberare il pezzo da essi trattenuto.
Io, pur lavorando molto spesso con lastrine di spessore 0,3 o 0,4 mm mi sono abituato a lasciare un offset di 1 mm che riduco a 0,6 solo quando le superfici da corrodere sono ampie, tentando, in questo modo, di “cuocerle” un po' meno, lasciando, pero', sempre un po' piu' larghi i punti in cui si trovano i testimoni per le ragioni viste sopra.
Giorgio Donzello
La tecnica
Sulla lastrina, su entrambi i lati, si trasferisce un disegno in bianco e nero (o meglio trasparente e nero). Nella macchina di fotoincisione l'acido viene spruzzato sulla lastrina da entrambe le parti. L'acido non corrode dove incontra il disegno bianco ma solo dove incontra le parti nere. L'acido viene spruzzato per un tempo necessario a corrodere metà spessore della lastrina metallica. Questo succede in entrambi i lati, così, se in un punto il disegno è nero da entrambe le parti in quel punto l'acido provocherà un taglio, se da una parte il disegno è nero e trasparente dall'altra parte, l'acido provocherà solo uno scavo dalla parte nera permettendo la realizzazione di particolari in rilievo.
IL DISEGNO
MISURE E SCALA
Bisogna partire con le idee chiare su cosa si vuole realizzare, le dimensioni precise dell'oggetto da riprodurre, la scala esatta desiderata. E' essenziale disegnare già nella scala voluta senza lasciare questa problematica alla fotoriproduzione, anche perché alcune misure (le larghezze delle incisioni) non devono subire modifiche. Lo stesso disegno grazie al computer può essere convertito in varie scale ma è importante che dopo il disegno tutto il processo di fotoincisione avvenga in scala 1:1
Stabilite le dimensioni della lastrina è opportuno eseguire un disegno a matita per stabilire la disposizione dei vari pezzi. Qualche schizzo potrebbe farvi risparmiare molto tempo. E' consigliabile inoltre realizzare in cartoncino gli oggetti più complicati che devono essere piegati o che necessitano d'incastri; si ha così una maggiore percezione degli elementi necessari.
TECNICHE DI DISEGNO
I disegni da realizzare sono due (sopra e sotto) e per il perfetto allineamento dei due disegni sono necessari tre traguardi su tre spigoli del disegno (il motivo per cui i traguardi siano solo tre non quattro è per evitare qualsiasi simmetria capovolta). Con il computer il lavoro è facilitato poiché utilizzando le tecniche dei livelli, si può lavorare su un unico foglio elettronico disegnando su diversi livelli e con diversi colori le linee che dovranno comparire sui due lati. Per il disegno tecnico abbiamo usato sia AUTOCAD sia CORELDRAW. In commercio ci sono tanti programmi per disegno tecnico altrettanto validi e, vista la semplicità dei disegni, possono essere usate anche le versioni light di programmi professionali. La scelta è solo un fatto personale del disegnatore in base alla propria confidenza su un determinato programma . Il formato finale .DXF è un formato generalmente riconosciuto da tutti i programmi.
Si effettua così un solo disegno e solo alla fine lo si separa in due files: sopra e sotto. Presso alcune ditte di fotoincisione si può portare anche un unico dischetto, pensano loro a riprodurre correttamente i due lati, e, a seconda degli accordi, anche ad una verifica generale.
Qualora si decidesse di far eseguire a parte le lastrine fotografiche, ci si puo' rivolgere ad una ditta che esegue fotocomposizione e potrebbe essere più rassicurante portare a questa ditta i due disegni già separati ad evitare qualsiasi incomprensione. Per impostare il disegno correttamente si deve sapere anticipatamente quali parti andranno colorate in nero e quali no.
TAGLIO
Per provocare un taglio passante bisogna disegnare una linea nera su entrambi i lati larga almeno quanto lo spessore della lastra di rame.
INCISIONI NON PASSANTI
Adottando lastre dello spessore di 0,4 millimetri e disegnando su entrambi i lati una linea nera di soli 0,2 millimetri l'incisione non risulterà passante anche se in quel punto l'oggetto risulterà molto debole. Questo effetto potrebbe essere voluto se volessimo fare un'incisione "apribile" : per esempio una porta da lasciare chiusa o aperta; in fase di montaggio basta passare appena il cutter per provocare il taglio definitivo.
PIEGATURA
Per piegare facilmente un pezzo si deve praticare una scanalatura dalla parte interna: in quel punto il pezzo fletterà più facilmente consentendo la piegatura. Affinché la scanalatura non risulti passante la parte anteriore del pezzo dovrà essere in quel punto a spessore pieno.
Quando si deve piegare un pezzo che da un parte ha già subito un'incisione (e quindi la lastrina è già stata ridotta di spessore) si può praticare dalla parte opposta una fessura molto stretta (0,2 mm) per non renderla passante, in questo caso è opportuno lasciare per sicurezza qualche linguetta di giunzione.
UN SEGRETO
Questo consiglio sulla piegatura dei piccoli pezzi, caro lettore, è proprio ORO! Eccoti qui spiattellato un segreto al quale ci siamo arrivati dopo vari tentativi.
Quando la parte da piegare è molto stretta per facilitare la piegatura è meglio praticare un'incisione passante lasciando solo frequenti ma piccole linguette per tenere uniti i due pezzi.L'incisione passante sarà larga come lo spessore della lastrina.
In fase di realizzazione è opportuno piegare una sola volta i pezzi e, dopo una attenta verifica della giusta angolazione, occorre rinforzare la giuntura stagnandola.
BORDO
Lungo il bordo della lastrina e fra i vari pezzi devono essere lasciate delle venature non incise per dare alla lastrina solidità. Ogni pezzo dovrà essere collegato a queste venature con delle linguette. I pezzi non collegati cadranno sul fondo della macchina di fotoincisione e andranno persi. Ovviamente nel cercare di inserire in una lastrina più pezzi possibili si cercherà un compromesso con queste parti strutturali. Una finezza è quella di lasciare intorno alle linguette di sostegno uno spazio sufficiente per intervenire con una tronchesina.
COLORI
Sembrerebbe che, visto che si usa solo il nero e il bianco (trasparente), non dovrebbero esserci problemi di colori ma è meglio fare attenzione.
In una delle prime prove, ho usato CoralDraw, e dopo aver realizzato la lastrina fotografica mi sono accorto che in una zona avevo usato non un nero pieno ma un grigio molto scuro.
Digilander Libero Gruppo Tirreno